Tra la moltitudine di grandi teorie che compongono la storia della Psicologia, nello sfogliare le pagine dei volumi introduttivi a quest’ampia disciplina, si viene ben presto a conoscenza di una particolare corrente psicologica: la “teoria della forma”, ovvero la Gestalt.
Sin dal primo impatto, quel che incuriosisce della psicologia della Gestalt, corrente che nasce nella Germania del XX secolo, è il motto stesso alla base della sua filosofia: “il tutto è più della somma delle singole parti”.
Con questa frase, i gestaltisti intendono dire che tutte le percezioni e le esperienze umane non sono delle semplici somme di singoli elementi, bensì forme, insiemi ben strutturati.
C’è molto di più.
Quelle singole parti mancanti
A poche settimane dalla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi, in quest’ultima tranche dell’estate 2024, la romantica e misteriosa Parigi ha aperto le porte ad un’altra attesa inaugurazione: la diciassettesima edizione dei Giochi Paralimpici.
Nel 1960 è stata la Città Eterna ad ospitare la competizione, grazie alla proposta dell’italiano Antonio Maglio, medico e direttore del centro paraplegici INAIL di Ostia.
Per 11 giorni, la città della Tour Eiffel e degli Champs Elysées ha accolto più di 4.000 atleti paralimpici, provenienti da tutte le parti del mondo e ansiosi di competere per mettersi alla prova nei 22 sport previsti dal calendario.
Per poter accedere alle competizioni, però, i professionisti sono sottoposti ad un processo di classificazione: tale procedimento, effettuato da un team di medici ed esperti, serve a valutare il grado e la natura della disabilità degli atleti. Questa classificazione funzionale si compone di una lettera, in riferimento alla pratica sportiva, e di un numero: solitamente, ad un valore più basso corrisponde una maggiore gravità della disabilità.
L’utilizzo di questo sistema garantisce che ciascun partecipante, dagli ipovedenti lievi fino agli sportivi con cerebrolesioni costretti alla carrozzina oppure con amputazioni di arti superiori o inferiori, possa essere assegnato a classi sportive ben definite e quindi eque.
Nel corso della sua visita al Villaggio dei Paralimpici, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto salutare e ringraziare i 141 atleti della squadra italiana: “Il vostro è un messaggio al mondo. La vostra presenza qui, così numerosa e qualificata, è già un traguardo importante”.
Le 70 sportive e i 71 sportivi azzurri, però, non hanno avuto nessuna intenzione di salire su un aereo per Parigi giusto per “fare presenza”.
Molto di più
Al termine di questi Giochi 2024, conclusi domenica 8 settembre, gli Azzurri della Nazionale italiana non hanno certamente lasciato la Francia con un medagliere impolverato: sono state ben 71 le medaglie totali conquistate, di cui 24 ori, 15 argenti e 32 bronzi.
D’altro canto, qualunque sia il suo materiale, una medaglia rimane una singola parte. C’è dell’altro, c’è tutto il resto.
La pluricampionessa Assunta Legnante, rimasta cieca a 34 anni per un glaucoma congenito, ha ben deciso di salire sul primo gradino del podio nel lancio del peso femminile F12 (per la terza volta in carriera) e sul secondo nel lancio del disco F11. Tutto ciò, facendo sfoggio di due mascherine già rese iconiche, di cui una decorata con gli occhi della Gioconda, progettate dagli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna.
Allo stile non ha voluto rinunciare neanche Arjola Dedaj che, insieme alla sua mascherina a forma di farfalla azzurra adagiata sugli occhi, ha potuto posarsi solamente sul quarto posto nel salto in lungo T11. Poco male: non molto può fare paura ad una donna che, a 17 anni, ha affrontato un viaggio su un gommone partito dalle coste albanesi per poter raggiungere la madre in Italia.
I sorrisi della specialista nel para-dressage, Sara Morganti, affetta da sclerosi multipla e medaglia d’argento e di bronzo insieme alla sua fedelissima cavalla Mariebelle, si sono trasformati nelle risate dei giornalisti che hanno intervistato Rigivan Ganeshamoorthy, nato a Roma nel 1999 e costretto alla sedia a rotelle dalla sindrome di Guillan-Barrè, adesso medaglia d’oro nel lancio del disco F52.
Una gioia che è stata ancor più amplificata dalla performance di Francesco Bocciardo, colpito alla nascita da diplegia spastica, che nell’acqua della piscina olimpica parigina non ha soltanto ottenuto la medaglia d’oro ma ha perfino stabilito un nuovo record nei 200 metri stile libero S5.
Sorrisi, risate e gioia che, dopo la finale dei 100 metri T63 vinta con una formidabile rimonta da Martina Caironi, si sono scontrati con le lacrime della giovanissima velocista Ambra Sabatini, “colpevole” di aver perso l’equilibrio con la sua protesi e di essere scivolata a pochi metri dal traguardo, travolgendo la collega gelese Monica Contraffatto. L’ex militare dell’Esercito Italiano, con alle spalle una missione in Afghanistan in cui ha perso la gamba destra, non ci ha pensato due volte: liberare la compagna e componente del “trio delle meraviglie” dalla sua stessa amarezza.
Ma una medaglia, in fondo, non è altro che una minima, singola parte. Oltre a questa, c’è dell’altro. C’è molto di più. Tutto il resto.
Ci sono vite, storie, esperienze che si possono vedere, toccare e sentire.
Oltre le singole parti, è lì che c’è lo Spirito.