
UN PROGETTO CHE VA OLTRE IL GIOCO: DIECI ANNI DI IMPEGNO SOCIALE E SPORTIVO. Il Cus Cus Catania Basket in carrozzina non è solo una squadra, è un progetto di vita.
Nato nel 2013 dall’intuizione della dottoressa Elide La Scala, fisiatra dell’Unità Spinale dell’Ospedale Cannizzaro, è cresciuto anno dopo anno, trasformandosi in un punto di riferimento per l’inclusione sportiva in Sicilia.
Quella che all’inizio era una semplice iniziativa riabilitativa per i pazienti del reparto della dottoressa La Scala, oggi è una squadra affermata che milita nel campionato nazionale di Serie B.
Ma la vera vittoria non si misura in classifiche o punteggi, bensì nella capacità di cambiare la vita delle persone, di superare ostacoli, di trasformare la carrozzina da un limite a un’opportunità.

MASSIMO OLIVERI: “NON È SOLO SPORT, È UN IMPEGNO CHE TOCCA LA VITA”. Massimo Oliveri, responsabile della sezione basket in carrozzina del Cus Catania, ha vissuto da vicino la crescita di questo progetto e racconta: "L’idea è nata dalla dottoressa La Scala, che lavora con pazienti con disabilità motorie. Abbiamo scelto il basket perché è uno sport inclusivo, permette a normodotati e persone con disabilità di giocare insieme. Con il CInAP (Centro per l’Integrazione Attiva e Partecipata) abbiamo provato a coinvolgere anche gli studenti dell’Università, ma non è semplice. Esistono ancora molte barriere, non solo architettoniche, ma anche mentali. Spesso, di fronte alla disabilità, ci si blocca perché non si sa come comportarsi. Ma queste persone hanno un valore aggiunto nella vita, e lo dimostrano ogni giorno”.
Uno degli elementi chiave del progetto è stato lo sviluppo di carrozzine specifiche per il basket, un aspetto a cui il professore Oliveri ha contribuito direttamente, essendo stato docente al Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Catania: "Abbiamo lavorato molto sulla progettazione delle carrozzine," spiega. "Le ruote, ad esempio, hanno un’inclinazione interna per garantire maggiore stabilità e manovrabilità durante il gioco. Inoltre, grazie alla collaborazione con la Ferrovia Circumetnea, siamo riusciti a sviluppare carrozzine in acciaio altoresistenziale a basso peso, che migliorano la velocità e la fluidità dei movimenti in campo. Questo aspetto è fondamentale per rendere il gioco più dinamico e accessibile agli atleti”.
L’inclusione è un pilastro fondamentale del Cus Cus Catania Basket.

Lo dimostra una scelta precisa della squadra: "Abbiamo deciso di non acquistare giocatori da fuori, come altre squadre fanno. Sarebbe una cosa normale, ma noi vogliamo dare spazio ai ragazzi del nostro territorio. Certo, è anche una scelta dettata dalle disponibilità economiche, ma è una linea che vogliamo continuare a seguire. Non escludo che in futuro potremmo ampliare la rosa, ma oggi siamo fieri di essere una squadra interamente locale”.
Un altro motivo di orgoglio è l’unicità di questa realtà: "Oggi, insieme a Padova, siamo i soli in Italia ad avere una squadra di basket in carrozzina. Prima c’era anche Padova, ma siamo rimasti solo noi. Ed è una grande soddisfazione portare avanti questo impegno”.
L’ALLENATRICE GABRIELLA DI PIAZZA: “HO DOVUTO IMPARARE TUTTO DA LORO”. Se l’anima del progetto è l’inclusione, il cuore pulsante è l’allenatrice Gabriella Di Piazza, figura di spicco del basket siciliano.
Nonostante la sua esperienza come giocatrice e allenatrice ad altissimo livello, questo progetto ha rappresentato per lei una sfida completamente nuova: "Il mio approccio è cambiato completamente. Di solito si sceglie uno sport perché piace, ma qui il primo stimolo è il bisogno di fare sport. Per le persone con disabilità, l’attività fisica è fondamentale: aiuta a essere più agili, più autonomi, più forti. È un percorso che va oltre la competizione”.

Nonostante la sua enorme esperienza, Gabriella Di Piazza ha dovuto adattarsi a un nuovo metodo di allenamento e a una realtà che non conosceva: "Lo sport-terapia, ideato dalla dottoressa La Scala, per chi ha disabilità psicomotorie, è un elemento chiave per il recupero e il benessere. Io, come allenatrice, ho dovuto studiare molto per capire come approcciarmi ai ragazzi, come sostenerli, come utilizzare la carrozzina. Dopo tre anni dall’inizio del progetto, sono stata coinvolta, ma non avevo ancora le conoscenze tecniche necessarie. La dottoressa La Scala mi ha portata nel suo reparto per farmi entrare in questo mondo, per farmi capire se ero pronta ad affrontarlo. È stata una scelta giusta: lì ho capito quanto fosse importante quello che stavamo costruendo”.
Un’altra grande sfida è stata quella di insegnare, a chi si trovava per la prima volta su una carrozzina, ad accettarla: "Ho seguito dei corsi per essere preparata, perché per molti atleti la carrozzina all’inizio è un ostacolo psicologico. Il nostro compito è farla percepire come un’opportunità, non come un limite. Lo sport diventa così una terapia, un luogo di sfogo, ma anche un ambiente in cui si può scherzare su se stessi, per imparare a vivere con leggerezza. Qui si capisce che anche una persona con disabilità può avere una vita piena e normale”.
Il gruppo, poi, è fondamentale nel processo di adattamento: "Abbiamo atleti con storie molto diverse. C’è chi non aveva mai fatto sport prima e chi, invece, era già un atleta prima di trovarsi su una carrozzina. La differenza è evidente: chi ha fatto sport ha una maggiore disciplina, ma alla fine è il gruppo che fa la differenza. Ci si aiuta a vicenda, si superano insieme le difficoltà. Per chi ha perso l’uso delle gambe in un secondo momento, il percorso psicologico è durissimo, ma avere una squadra su cui contare rende tutto più affrontabile”.

UN LUOGO DI RIVALSA, DI FORZA E DI FUTURO. Il Cus Cus Catania Basket in carrozzina non è solo una squadra, è una comunità, un progetto che permette agli atleti di riscoprire la loro forza e dimostrare a tutti che la disabilità non è una barriera insuperabile.
E l’allenatrice Di Piazza conclude con una riflessione potente: "Questo progetto tocca tutte le sfere: affettiva, comportamentale, fisica, relazionale e cognitiva. Il basket in carrozzina è un luogo di rivalsa, in cui non si impara solo a gestire la palla, la carrozzina e la forza, ma si dimostra ogni giorno che le persone con disabilità ce la fanno. E lo fanno alla grande”.
Perché al Cus Cus Catania, la vera vittoria è quella che si conquista ogni giorno, dentro e fuori dal campo.
