
Con la retrocessione dalla Serie C, il destino dell’ACR Messina diventa il grande tema di dibattito cittadino.
La città dello Stretto, ferita ma mai rassegnata, osserva con il fiato sospeso e lo sguardo pieno di domande.
Mentre la società tace, i tifosi si mobilitano e in città iniziano a circolare nomi, idee e speranze legate a una possibile rinascita.
Il problema non è solo tecnico, ma soprattutto economico e gestionale.
La piazza è storica, la maglia pesante, ma senza basi solide è difficile ipotizzare una pronta risalita. E oggi sul tavolo si profilano tre ipotesi principali: l’iscrizione alla Serie D, la cessione del titolo sportivo o, nella peggiore delle ipotesi, il fallimento.
IPOTESI 1: RIPARTENZA DALLA SERIE D. È lo scenario più auspicabile, ma non scontato. Per iscriversi al campionato dilettantistico servono garanzie economiche, un progetto chiaro e la volontà di una nuova o rinnovata governance.
Al momento, la società non ha comunicato piani ufficiali, ma si parla con insistenza di un gruppo imprenditoriale pronto a rilevare il titolo e ripartire da zero, puntando su giovani locali, valorizzazione del vivaio e un progetto sostenibile.
IPOTESI 2: VENDITA O FUSIONE. Non si esclude la possibilità di una cessione del titolo sportivo, magari per unire forze con un altro club siciliano o creare un consorzio calcistico sul territorio.
Ipotesi già ventilate in passato e mai decollate, ma che potrebbero tornare di moda in assenza di alternative immediate. Resta da capire se l’attuale proprietà sia disposta a lasciare, e a quali condizioni.
IPOTESI 3: IL RISCHIO FALLIMENTO. Il timore più grande è che il Messina possa scomparire dal panorama calcistico professionistico per l’ennesima volta. Già nel 2008 e nel 2017 la storia si era interrotta con fallimenti e ripartenze traumatiche. La mancanza di investimenti, una dirigenza assente e una città scoraggiata potrebbero spalancare le porte a uno scenario che i tifosi conoscono fin troppo bene.
LA CITTÀ SI INTERROGA: “NON POSSIAMO SPARIRE DI NUOVO”. Bar, piazze e social network si sono trasformati in spazi di confronto. La sensazione comune è di delusione, ma anche di volontà di reagire. C’è chi chiede discontinuità totale e chi sogna una rinascita popolare.
Ipotesi e nomi sul tavolo: chi potrebbe rilevare il club? Mentre la società attuale non si è ancora espressa ufficialmente sulle intenzioni per la prossima stagione, da giorni si rincorrono indiscrezioni su possibili acquirenti o gruppi interessati a entrare nel capitale del club. Non si tratta di conferme ufficiali, ma di contatti esplorativi in corso.
Tra i nomi più discussi in città: Giuseppe Peditto, imprenditore edile, ma anche colui che nel 2012 dopo aver messo le mani sulla squadra del Milazzo da Pietro Lo Monaco, a causa di una gestione pessima, la vide fallire e con il conto bloccato dalla Lega Pro. Non si dimentica quando Peditto si allontanò dal campo di calcio nascosto nel portabagagli di una auto.
Nel 2021 Peditto acquistò la Leonzio che era appena fallito un anno prima. Ma anche lì fu esclusa dall’Eccellenza per aver raggiunto il limite massimo di rinunce a scendere in campo
Un gruppo italo-americano con base tra New Jersey e New York, legato ad alcuni ex calciatori dilettanti messinesi emigrati anni fa, sarebbe in contatto con consulenti locali per valutare un ingresso graduale nel club, puntando su marketing sportivo e valorizzazione del settore giovanile.
L’associazione “Messina nel Cuore”, formata da professionisti, ex dirigenti sportivi e imprenditori locali, starebbe lavorando a una proposta di azionariato popolare: una forma ibrida tra crowdfunding e coinvolgimento diretto della tifoseria nella governance del club.
IL SINDACO CONFERMA IL DIALOGO CON VARI SOGGETTI. Il primo cittadino, Federico Basile, ha ribadito in un incontro informale: "Stiamo parlando con chi ha interesse reale e non solo mediatico. Il Comune non può e non deve gestire direttamente un club, ma siamo pronti a fare da facilitatore. Messina merita una società seria, radicata nel territorio e con visione”.
LA TIFOSERIA: TRA RABBIA, MEMORIA E DETERMINAZIONE. In Curva, la parola d’ordine è "resistenza". I gruppi organizzati hanno già annunciato assemblee pubbliche e incontri con cittadini e professionisti per creare una base comune e vigilare sul futuro del club.
“Non accetteremo altri teatrini. Chi vuole investire, venga a parlare con la città”, scrivono in un comunicato.
Il rischio più grande rimane il tempo: senza una svolta entro metà giugno, l’iscrizione alla Serie D potrebbe saltare, aprendo scenari drammatici.