Novantaquattresimo minuto di una partita già ampiamente finita. Lo stadio praticamente vuoto. Lunetta segna l’inutile gol dell’1 a 2 che anticipa di qualche secondo il fischio finale della partita. Dinanzi ad una bordata di fischi lo speaker dello stadio urla gioendo la rete del 2 a 1. Potrebbe sembrare una banalità, ma è forse l’emblema del momento del Catania e del fatto, ormai lampante, che ci sia una netta scollatura tra questa società e dunque questa dirigenza e la realtà.
Ecco, la realtà. La realtà dice che il Catania ha perso un’altra partita in casa contro una squadra, la Juve Next Gen, che non è nulla di trascendentale.
Ma il Catania in questo momento è questo. Il Catania che ha giocato con la Juventus è lo stesso Catania che in due minuti è riuscito a perdere la partita di Benevento. Una Catania senza senso e senza logica. Un Catania che sbaglia gol praticamente fatti e che commette errori difensivi da terza categoria. Un Catania che ormai deve definitivamente smettere di guardare, anzi di pensare alle posizioni di testa, ma deve concentrarsi, ove possibile, sul mantenimento di un posto ai playoff. Ovvero difendere almeno la decima posizione.
C’è davvero poco da dire sulla partita. Chi, in questo momento, si concentra su schemi e diagonali o pecca di incompetenza o non vuole affrontare il nodo vero dei problemi del Catania Fc.
Quello che succede al Catania è solo il frutto di una mala gestio che ormai rasenta il ridicolo. Una mala gestio camuffata dalla troppo facile vittoria del campionato di Serie D.
Quello che conta sono gli ultimi due anni o poco meno. In pratica da quando, il 19 marzo del 2023 viene conquistata la promozione in Serie C. E’ da quel momento che comincia il disastro. Disastro di programmazione, disastro di gestione, disastro nella scelta degli uomini, nello sperpero di risorse, nella totale mancanza di investimenti sulle strutture. E l’elenco potrebbe continuare a dismisura.
Due anni in cui sono cambiati allenatori e giocatori. Ma rivoluzione dopo rivoluzione non è cambiato nulla, i risultati sono sempre gli stessi. La dirigenza, però, se non per qualche elemento, è rimasta la stessa. C’è uno zoccolo duro che ruota attorno al vice presidente e che, evidentemente, gestisce insieme a lui la società, che non è mai cambiato. Uno zoccolo duro che, almeno in avvio di questa stagione, era stato arginato dall’abilità e dalla professionalità di Daniele Faggiano, salvo poi recuperare spazio nel momento in cui il ds ha dovuto, necessariamente, dedicarsi alla sua salute.
Ed è così che, via via, le certezze hanno cominciato a traballare, la posizione dell’allenatore nei confronti della squadra ha smesso di essere solida e i vecchi cattivi pensieri sono tornati a serpeggiare nelle vicinanze dello spogliatoio rossazzurro.
La contestazione dei tifosi al grido di “Son finite le serate” è solo il culmine di un’insofferenza ormai esplicita.
E adesso? Il copione è possibile immaginarlo con la speranza di essere smentiti. Dal mercato arriveranno diversi giocatori e diversi, invece, saranno quelli che andranno via. Qualcuno dirà che il progetto è sempre lo stesso, magari anche che il Catania punta all’Europa (anche se prima c’è qualche categoria da scalare) e si andrà avanti fino al termine della stagione. E così via verso un altro mercato, altri sogni e altre speranze.
Invece, forse, è arrivato il momento che qualcuno della dirigenza ci metta realmente la faccia, ammetta le proprie responsabilità e faccia un passo indietro. Questo si che rappresenterebbe un cambiamento radicale. Ma forse rimarrà utopia.