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Toc toc Catania, cercasi presidente disperatamente

04-12-2024 06:00

Alessandro Fragalà

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Toc toc Catania, cercasi presidente disperatamente

E' arrivato il momento che il presidente Ross Pelligra intervenga in prima persona per chiarire le cose

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Toc toc, c’è nessuno? Evidentemente no e sulla bacheca degli annunci natalizi da recapitare a Babbo Natale i tifosi del Catania hanno cominciato a scrivere: “Pelligra cercasi”

 

La luna di miele tra l’imprenditore italo-australiano e la città di Catania sembra  definitivamente finita dopo nemmeno tre anni dal suo insediamento lussureggiante e, per certi aspetti, onirico. 

 

Prevedibile? Si, ma non così presto.  

 

Ma il calcio è così: si passa dall’idolatria ai primi dubbi sino all’indifferenza in men che non si dica. 

 

La parabola “pelligriana” è più o meno così: dalla "sontuosa" manifestazione di interesse, piena di speranze, progetti e, soprattutto promesse di  investimenti; si è arrivati ai problemi legati alla fidejussione, al punto di penalizzazione ed ad un'altra stagione che, al momento, appare mediocre come quella dell’anno scorso. 

 

Nel mezzo c’è una festa mega galattica per la promozione in Serie D, con tanto di autobus scoperto, nel delirio collettivo di una città affamata di calcio. 

 

Affamata, ma non sprovveduta

 

E se alle promesse e alle belle parole non contrapponi i fatti, poi qualcuno se ne accorge e ti chiede spiegazioni. 

 

Le parole sono quelle che il gruppo Pelligra, nell’estate del 2022, ha messo nero su bianco  nella manifestazione di interesse che ha convinto di più l’amministrazione comunale. 

 

Le parole sono quelle ripetute dal presidente, in pratica, in ogni intervista, anche dopo il pastrocchio estivo e la riduzione del budget programmato in corso d'opera.
 

La Serie A e addirittura la Champions in pochi anni, un centro sportivo , Torre del Grifo menzionato nella manifestazione di interesse o uno nuovo e all’avanguardia nel territorio della città di Catania, di cui si è parlato senza alcuna concretezza apprezzabile successivamente. 

 

Per non parlare di uno stadio nuovo o di una totale ristrutturazione del Massimino.


Le parole. I fatti, invece, sono decisamente diversi. Una trentina di mesi dopo l’assegnazione del Catania a Pelligra, i tifosi catanesi si trovano con una squadra che staziona a metà classifica in Serie C tra pochi alti e molti bassi, in mezzo a occasioni sprecate, partite perse senza una spiegazione logica e una moltitudine di infortunati. 

 

E il centro sportivo? 

Di quello neanche l’ombra, o meglio nemmeno una pietra o un terreno o un’idea o un progetto. 

Nulla. Beh in realtà un centro sportivo in via Magenta a Mascalucia sarebbe già pronto, ma arrivati intorno alla settima asta, nelle sei precedenti di Pelligra e del Catania Fc (in questo caso ci sta) neanche l’ombra. 

 

Lo stadio poi è sempre quello, rinnovato grazie al Comune e ai fondi europei, sostanzialmente donato al Catania Fc che lo ha fatto diventare la sua casa. 

Una sorta di piccolo centro sportivo con una palestra rimediata nell’ormai ex zona interviste e un campo di allenamento, lo storico Cibalino, funzionale ma un po’ strettino, almeno a detta degli allenatori che si sono susseguiti negli ultimi mesi. 

Servirebbe un capitolo a parte per raccontare che il Catania, gioco forza, è costretto ad allenarsi, molto spesso, nel campo grande che comincia a risentire di questo utilizzo “importante”. 

 

Qualcuno, poco attento, potrebbe dire: ma che peso può avere tutto ciò se alla fine sono i giocatori che vanno in campo? E’ vero, ma è anche vero che la partita della domenica ( o del sabato nel caso della Serie C ) è il frutto di quanto accade in settimana. Quindi non si può giudicare quanto visto in campo basandosi solo su schemi, tattica, prodezze o errori. 

 

Quello che succede in campo è la naturale prosecuzione di quanto fatto dietro la scrivania. E’ così in tutti gli sport, figuriamoci nel calcio che, ormai, è anche business, azienda. 

 

E’ arrivato il momento che Pelligra intervenga e non solo con gli investimenti, che sono certamente fondamentali. E’ il momento di metterci la faccia e di fare chiarezza, perché evidentemente, chi è stato scelto per farlo, non ci sta riuscendo. 

 

Lo dicono i numeri. Il Catania rispetto alla passata stagione ha cambiato praticamente tutti i giocatori e lo staff tecnico. Risultato? Qualche punto in più dell’anno scorso e una coppa Italia in meno. 

 

E’ evidente che qualcosa sta continuando a sfuggire. 

Non è bastata una rosa tutta nuova, un allenatore vincente come Mimmo Toscano e un direttore sportivo di alto  profilo come Daniele Faggiano. 

 

L’ingranaggio Catania proprio non ne vuol sapere di funzionare. 

Faggiano ha provato inizialmente a chiudere dentro un guscio il gruppo squadra. 

Ad isolarlo da un contesto esterno che fagocita i calciatori, li stritola, ma che nello stesso tempo piace tremendamente, se è vero che sono tantissimi quei giocatori che, negli anni, da Catania non si sono più mossi. Un’operazione, quella del Ds, che inizialmente sembrava  riuscire. 

 

Poi si è rotto qualcosa. 

Faggiano è stato fermato da problemi di salute e gli spettri della passata stagione hanno fatto irruzione nello spogliatoio. 

E’ servito solo in parte il tentativo dello stesso Faggiano di metterci la faccia e dare una sferzata all’ambiente. La confusione regna. 

Tra i molteplici infortuni e i dubbi sui metodi di recupero e qualche mugugno che comincia a trapelare dall’interno dello spogliatoio. 

Ecco perché è il momento del presidente. 

Deve essere lui, in prima persona e non per mano del vicepresidente, a chiarire quale sia la strada da seguire, in che modo e con quali obiettivi. 

Deve essere lui a decidere se il gruppo dirigente sia o meno all’altezza di gestire una società ambiziosa. 

 

Adesso tocca al presidente: Catania e gli sportivi catanesi lo meritano perché lo hanno accolto e osannato, anche nei momenti difficili.

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