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Nello sport moderno si gioca in campo, ma si vince dietro la scrivania

22-11-2024 06:00

Alessandro Fragalà

Calcio, Cronaca, Focus,

Nello sport moderno si gioca in campo, ma si vince dietro la scrivania

Dirigenti e competenze: il vero cuore dello sport moderno.

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Il calcio è uno sport, lo sport è gioco. 

Il calcio, dunque, dovrebbe essere gioco, divertimento, svago. 

Non è proprio così, ormai. 

Lo sport è anche business ed il calcio è la disciplina che maggiormente incarna questa associazione.

 

Dirigenti e competenze: il vero cuore dello sport moderno

Detto questo: lo sport, non essendo più un semplice gioco e quindi non potendosi limitare alla semplice attività ludica, ha bisogno di chi, dietro una scrivania, amministra, gestisce e organizza. 

I dirigenti. Chi svolge il ruolo di dirigente, soprattutto nelle società professionistiche, non gioca e non può giocare. Lavora e ha responsabilità. 

Fare il dirigente non può essere un hobby o un passatempo.

Bisogna saperlo fare perché anche se poi chi osserva si limita a commentare quanto visto in campo, in palestra o in vasca, quanto fatto dietro la scrivania (a qualcuno potrà sembrare strano) va a incidere profondamente sui risultati sportivi e, dunque, sui bilanci stagionali, sugli investimenti e, dunque, sulla vita delle persone che lavorano all’interno delle varie società. 

Come in un’azienda.

 

Il ruolo fondamentale dei dirigenti nello sport contemporaneo

Preambolo lunghissimo che serve a comprendere che, escludendo le partite del mercoledì tra scapoli e ammogliati, dalla terza categoria di calcio, passando per i campionati giovanili di tutti gli sport, non si può prescindere dal lavoro e dalla competenza dei dirigenti.

 

C'è chi l'ha capito e chi ancora si ostina a non comprenderlo. Ma è un dato di fatto. 

 

Esiste una speciale classifica che sancisce questo concetto. 

La città di Catania nella storia contemporanea ha vinto, in tutti gli sport, ben 76 scudetti (titoli nazionali per intendersi). Per capire la grandezza di questo numero basta scorgere appena la seconda posizione occupata da Siracusa a quota 9 scudetti. 

Più indietro il capoluogo di regione Palermo che ne vanta appena 2.

 

C'è un abisso tra la Catania sportiva e le altre città siciliane. 

Un oceano. 

I più esperti diranno “beh se levi i 24 della pallanuoto femminile e i 13 della canoapolo femminile, è facile spiegare la differenza”. 

Facile sì, ma non banale.

 

La storia dietro le vittorie di Catania

Dietro i 24 scudetti dell'Orizzonte adesso Ekipe, dietro quelli altrettanto importanti della canoapolo o dell'hockey, i meno recenti della pallavolo e i più attuali del beach soccer e del calcio a 5, c'è una storia. 

Una storia fatta di persone competenti e preparate che hanno saputo scegliere e formare le persone giuste, ovvero gli atleti che vanno a competere nelle varie discipline. 

In alcuni casi preparati e cresciuti fin da bambini e portati al massimo successo. 

 

Vincere non è mai facile

Lo dimostra il calcio in cui Catania, nonostante una passione totalitaria, ha in bacheca solo uno scudetto femminile. 

Ma il calcio è un'altra storia, perché in quel caso oltre alla preparazione dei dirigenti, per vincere gli scudetti, servono anche investimenti che Catania non ha potuto sostenere e che, in Italia, in pochi possono sostenere al momento.

 

L'importanza del direttore sportivo: l'esempio del Catania di Pelligra

Ma questo esempio ci serve per rimarcare il concetto iniziale. 

Il Catania di Pelligra ha affrontato la precedente stagione, la prima in Serie C, senza un dirigente fondamentale come il direttore sportivo. 

Se si esclude la vittoria di Pirro in Coppa Italia, il risultato è stato pessimo. 

Anche per questo la prima mossa nella nuova stagione è stata quella di affidarsi ad un vero direttore sportivo, Daniele Faggiano.

Questo esempio calcistico e attuale, è giusto sottolinearlo, vale per tutti gli sport, anche se forse, in una città come Catania, nel primeggiare come dirigente nel calcio, oltre alle competenze, serve anche un pizzico di furbizia.

 

La gestione dei ruoli e l'organizzazione nella squadra

Al netto dei problemi di salute che lo hanno colpito negli ultimi mesi e che hanno influito sui risultati del Catania, Faggiano sta nuovamente chiudendo in un guscio il gruppo squadra. 

Lo aveva già fatto durante il ritiro precampionato e in avvio di stagione, prima di doversi, giustamente, occupare della sua salute.

Lo fa perché da dirigente navigato sa benissimo che questa è l'unica strada da percorrere in una città passionale e attaccata alla squadra di calcio come Catania. 

Lo fa perché sta sottolineando che è lui il punto di riferimento calcistico per Toscano e per i giocatori. 

E se al primo non era necessario ribadirlo, magari a qualche giocatore, distratto da altre interlocuzioni, sì.

 

L'organizzazione dei ruoli e le responsabilità nello sport

Faggiano lo fa perché sa benissimo che, nonostante i tre punti con il Trapani, rimangono problemi e questioni da affrontare dentro e fuori dal campo. 

 

Una di queste è l'organizzazione dei ruoli

 

Ci sono un presidente, un vice presidente e un Cda. 

Poi c'è l'aspetto tecnico governato da un direttore sportivo e dall'allenatore. 

Stop. 

Presidente e Ad, insieme ad altri dirigenti, si occupano delle questioni amministrative; direttore sportivo, allenatore e lo staff tecnico delle questioni di campo che riguardano, in questo caso, anche quei giocatori al momento svincolati.

E' il direttore sportivo che deve gestirli, in accordo con l'allenatore. 

Chi non ha un ruolo ben definito, dunque, non deve interfacciarsi con la squadra. 

Questo nel calcio, come nella pallavolo, nella pallanuoto, nel futsal e in tutti gli altri sport.

 

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