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Da gioco a sport: passata la moda il Padel si trasforma per diventare olimpico

08-01-2025 06:00

Alessandro Fragalà

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Da gioco a sport: passata la moda il Padel si trasforma per diventare olimpico

Viaggio nell'universo padel catanese insieme al maestro e presidente del Mas Antonio Amore

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Fenomeno padel. Nei mesi, drammatici, della pandemia di titoli così ne abbiamo visti a bizzeffe. Tutti hanno, anche solo una volta, provato il padel. Solo gli armadi e i ripostigli degli italiani sanno quanti borsoni con racchetta e completino sono riposti ormai da tempo, ormai pieni di polvere. Era prevedibile. Come tutti i fenomeni italiani c’è un inizio e c’è anche una fine. Ma anche in quelli che sono fenomeni del momento è necessaria una base che permetta, all’amatore di turno, di giocare e divertirsi. Una base fatta di imprenditori che hanno investito enormi risorse per costruire campi o per trasformare i vecchi campi da tennis e da calcetto in campi da padel, ma anche di istruttori e maestri e di lavoratori del settore. 

 

In un mondo sportivo fagocitato dal calcio e dai calciofili, la bravura di chi investe nei fenomeni, sportivi, del momento è farsi trovare pronto quando il fenomeno si normalizza. Ed è quello che è accaduto a chi ha investito tempo e denaro nel padel. 

 

A inoltrarci in questo mondo è Antonio Amore, giocatore di alto livello (ha disputato la Serie A), maestro e adesso presidente di quello che è il circolo padel più antico (antico si fa per dire ) di Catania: il Mas Padel Center. 

 

Dopo l’exploit registrato durante la pandemia, adesso la situazione si è stabilizzata?

 

“Diciamo che il fenomeno padel ha avuto una grossissima accelerata con la pandemia, in quanto è stato uno dei primi sport che in quei mesi difficili è stato possibile praticare. Poi un'altra componente che ha permesso la diffusione è stata la sponsorizzazione di personaggi famosi, del mondo dello spettacolo o calciatori. A prescindere da questo credo che il suo exploit sia dettato dal fatto che è un gioco abbastanza semplice, molto aggregante, ma soprattutto accessibile a tutti, anche a coloro che magari non sono dei grandi sportivi e che, invece, col il padel hanno trovato la scusa giusta per alzarsi dal divano, praticare sport e farlo diventare un veicolo di benessere. Lo ritengo un fattore di socializzazione”.

 

Aspetto interessante. In che senso?

 

“Il campo piccolo, il fatto che si giochi in quattro, il fatto soprattutto che è possibile veder giocare uomini e donne nel misto. Cosa che magari in altre discipline è un po' più complicato proprio per la differenza di capacità fisica tra l'uomo e la donna, mentre nel padel magari si nota meno”. 

 

Un fenomeno che, però, ha registrato un brusco calo. 

 

“Oggi la situazione si è sicuramente stabilizzata, ma si è stabilizzata per tanti aspetti, in primis perché dopo la pandemia tutte le discipline sportive sono tornate ad essere praticabili.”

 

Però sono rimasti i circoli e i tantissimi campi costruiti durante la pandemia.

 

“Tanti imprenditori hanno modificato le proprie attività sportive oppure ne hanno fatte nascere di nuove proprio in funzione del padel. Chi aveva un circolo di tennis ha trasformato uno o due campi da tennis in campi da padel, chi aveva i campi da calcetto li ha modificati in campi da padel o, addirittura, c’è chi ha investito direttamente su questo nuovo fenomeno”.

 

Con numeri, peraltro, davvero importanti.  

 

I circoli di padel oggi in Italia sono veramente tanti. Basti pensare che a Catania ci sono oltre 200 campi, questo ci fa capire la portata del fenomeno. Adesso la situazione si è stabilizzata e credo che in futuro si dovrà essere bravi a lavorare più sulle persone che vivono il padel come sport, rispetto a prima quando ha rappresentato un fenomeno sociale, di moda e tendenza. Oggi nel padel sono rimasti quelli che hanno trovato nello sport stesso un perché, una ragione del continuarlo a praticare”. 

 

Questo è proprio il punto nevralgico. Come si passa da fenomeno di massa e di moda, ma amatoriale a sport professionale?

 

Oggi il padel sta cambiando. Si è trovata una forma di stabilità della crescita, nello sviluppo di questo gioco e come conseguenza è diventato uno sport a tutti gli effetti professionale. La federazione internazionale, insieme a quella italiana (tennis e padel), stanno lavorando perché il padel possa diventare una disciplina olimpica e in questo senso non siamo lontanissimi”.

 

Possiamo parlare di un vero e proprio progetto padel?

 

“Assolutamente si. La Fit che ha inglobato il Padel sta lavorando sullo sviluppo degli addetti ai lavori. Parlo dei maestri e degli istruttori, in modo che queste figure possano essere riconosciute come professione, come già avviene per i maestri di tennis. Altro punto fondamentale è l’apertura delle scuole padel che servono a dare uno sviluppo maggiore partendo dai bambini, fondamentali per la diffusione di qualsiasi sport. Solo attraverso le scuole padel potremmo creare nuovi giocatori e trasformare quello che è nato come un gioco, in uno sport”. 

 

Ci spieghi meglio la differenza.

 

“Adesso riferendoci al padel possiamo parlare di sport perché esistono le competizioni, esistono i campionati mondiali, gli europei, un circuito internazionale di tornei, ma esiste soprattutto un circuito internazionale giovanile che si snoda a livello nazionale fino ad arrivare a quello regionale e provinciale”.

 

Quindi l’obiettivo è creare un Sinner anche nel padel? 

 

“L’obiettivo è creare i primi veri giocatori italiani che non siano passati dal tennis come un po' è successo a tutti quelli più grandi. Talenti che a 8-10 anni hanno preso una racchetta da padel e hanno cominciato a praticare questo sport. Credo che il lavoro della federazione sia indirizzato a far diventare il padel uno sport professionale a tutti gli effetti. Per fare questo è necessario creare quel percorso che porta i ragazzi dai primi passi fino a diventare giocatori completi di livello internazionale”. 

 

La strada in questo senso è ancora lunga?

 

“Bisogna formare i maestri, in modo da far crescere i migliori talenti, sperando di riuscire ad avere anche nel padel una coppia di italiani che possa lottare, competere con le migliori coppie del mondo che attualmente sono formate da spagnoli argentini. In questo senso nel femminile riusciamo ad essere molto più competitivi: la speranza è che in un futuro non troppo lontano anche nel maschile si possa riuscire ad ottenere dei risultati prestigiosi”. 

 

Abbiamo detto che a Catania ci sono circa 200 campi. E’ un dato di fatto che in città il padel piace e che, anche dopo la pandemia, il livello si è mantenuto degli amatori si è mantenuto alto. Ma a livello agonistico Catania cosa propone?

 

“Senza vantarci troppo dobbiamo ricordare come il primo circolo è stato il Mas Padel Center di cui adesso sono presidente. Abbiamo fatto un lungo percorso, cominciato agli albori del padel, perché in realtà la nostra storia comincia nel 2015 e nel 2020 abbiamo conquistato una promozione in Serie A, che ad oggi rappresenta una sorta di record se è vero che nessuna squadra dell'Italia del sud, fino a quest'anno, ha mai fatto raggiunto il campionato di Serie A”. 

 

 

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Ci dica di più, che risultati avete ottenuto? 

 

“Come detto nel 2020 siamo riusciti ad arrivare in Serie A, nel 2021 da neopromossa siamo riusciti ad arrivare sul podio, siamo arrivati terzi in Italia con una squadra in cui quasi il 50% dei giocatori era catanese. Grazie a questo risultato abbiamo mostrato alla Sicilia che il padel esisteva. Poi molti altri circoli hanno seguito le nostre orme. Nel 2022 siamo arrivati quinti”

 

E nel 2025 che situazione c’è?

 

“Oggi possiamo dire che in Serie A non c’è nessuno. Abbiamo squadre di Messina, di Siracusa, di Catania e Palermo che hanno le loro rappresentative in Serie B. Quindi possiamo dire che siamo tra le regioni migliori in Italia. La città di Catania, in particolare, offre alcuni talenti che sono stati nel giro della nazionale giovanile. Raffaele Marino e Steve Stracquadaini sono dei prodotti catanesi e Steve, in particolare, si è allenato nel nostro circolo. Stiamo parlando di uno dei migliori talenti del panorama italiano. Ha 21 anni e probabilmente l'anno prossimo diventerà un giocatore di prima fascia, diventando elemento importanti per il futuro del padel italiano”.

 

Ha fatto degli esempi concreti e a questo punto non posso non chiederle, a beneficio anche dei giovani sportivi che ci leggono, come si diventa un giocatore di alto livello?

 

La risposta non è semplicissima, ma posso attingere dalla mia esperienza personale. Io provengo dal tennis e sono arrivato fino a un ottimo livello facendo la Serie A con Messina. Anche nel padel ho fatto la Serie A con il mio circolo, il Mas. Per diventare un giocatore professionista di padel serve una combinazione di tanti fattori. Ovviamente sono necessarie le qualità personali, il talento che non deve essere esclusivamente inteso come talento della mano, ovvero la capacità di utilizzare bene la racchetta. Servono capacità fisiche, coordinative ma soprattutto mentali. Tra gli altri fattori dobbiamo inserire anche il contesto in cui ci si allena, le possibilità economiche”. 

 

E questo perché?

 

“Perché, senza girarci intorno, in Sicilia è un po' più difficile emergere rispetto ad altre regioni. Siamo un po' lontani e i costi sono eccessivi. Noi per andare a fare un torneo al nord dobbiamo prendere l’aereo. Devo dire, però, che sotto questo aspetto la federazione sta facendo un grossissimo lavoro, aiutando i nostri ragazzi anche con dei contributi economici. Poi non dobbiamo dimenticare gli sponsor. In sintesi, credo che per diventare un giocatore di alto livello serva una combinazione di fattori. 

 

Lo dice anche ai suoi allievi?

 

“Quotidianamente. Bisogna guardare il percorso. La differenza non la fanno le vittorie nelle categorie under 12, under 14 o under 16; la differenza la fa il sapersi mettere in discussione, la voglia e la volontà del ragazzo di apprendere ogni giorno, di portare a casa dopo ogni allenamento qualcosa in più rispetto all'allenamento precedente. La volontà di capire che la carriera giovanile è semplicemente un percorso che serve ad arrivare a 18-19 anni con un bagaglio di esperienze. Esperienze di campo e di vita.  

 

C’è anche un fattore psicologico, immagino. 

 

“Il padel è uno sport di coppia, ma per molti aspetti è uno sport dove devi lavorare tanto su te stesso, quindi la parte individuale è fondamentale. Devi avere tanta fiducia in te stesso, devi avere un carattere positivo rispetto a quello che può succedere durante un match o durante una stagione: nei momenti negativi non bisogna abbattersi e momenti di felicità, dove magari le cose vanno fin troppo bene, non bisogna esaltarsi troppo”. 

 

Abbiamo parlato di giovani. Le chiedo in merito alle scuole padel, che numeri ci sono e che feedback avete ricevuto?

 

“Come dicevo prima si sta lavorando tantissimo nel settore giovanile. Ho fatto dei nomi prima, ma se vogliamo allargare un po' il discorso il giocatore che in questo momento ha fatto fare il salto di qualità è Flavio Abbate. Grazie ai suoi risultati è a ridosso dei primi 100 del mondo e porta in alto i colori della Sicilia. non solo in Italia ma nel panorama internazionale. Di questo siamo fortemente orgogliosi perché significa che stiamo lavorando nella direzione corretta. Tornado alle scuole padel a Catania già nel 2020-2021, proprio a seguito del covid, siamo stati forse una delle prime scuole a nascere. Le faccio qualche numero. Al Mas abbiamo circa 25 ragazzi che fanno parte della scuola padel e di questi il 70% svolge attività agonistica non solo regionale ma anche nazionale. Stessa avviene a Siracusa ma anche a Palermo e qualcosa si sta cominciando a muovere anche a Messina”. 

 

 

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Si è intuito, ma lo ribadiamo. In Sicilia non siamo messi male?

 

“Abbiamo un ottimo settore giovanile in Sicilia, basti ricordare che l'anno scorso siamo stati campioni d'Italia nella Coppa delle Regioni Under 12 e 14 e la stessa cosa è successa nell'Under 16 e 18, superando regioni che hanno dei numeri superiori ai nostri. Questo credo che sia merito di tutti, del nostro comitato regionale ma soprattutto di tutti i maestri che, come ho detto, si sono formati negli anni e che sono impegnati tanto. Abbiamo dei talenti incredibili in quasi tutte le categorie: dall'Under 12 fino all'Under 18, senza dimenticare come ho detto Flavio Abbate, Steve Stracquadaini o Matteo Platania che sono sicuramente le eccellenze del padel siciliano a livello internazionale. Posso dire che il futuro in questo momento in Sicilia è più che roseo. Dipende da noi continuare su questo percorso, cercando di migliorare ancora. Tornando a noi, come Mas quest'anno abbiamo ottenuto tanto, abbiamo parecchi ragazzi che si sono affermati come i migliori in Sicilia, qualcuno raggiungendo anche la semifinale o i quarti di finale nei campionati italiani. 

 

Mi piacerebbe concludere provando a lanciare un messaggio ai giovani giocatori di padel.

 

“Ai ragazzi direi di divertirsi e di godersi questo percorso, perché non tutti potranno diventare giocatori, ma sicuramente da questo percorso uscirà un uomo migliore. E’ fondamentale la scuola, ma è fondamentale anche lo sport e, in questo senso, uno sport agonistico ti insegna ad affrontare la vita da solo perché nel campo devi sbrigartela da solo, non ci sono genitori, non c'è nessuno, non c'è un amico, non c'è nessuno che ti dia una mano a risolvere un problema. Magari non diventi un professionista di padel, ma sicuramente puoi diventare un professionista in qualunque ambito della vita, perché hai imparato con lo sport la disciplina, i sacrifici, il lavoro di squadra e tutta una serie di cose che ti permetteranno di raggiungere qualsiasi obiettivo”