E’ sempre più complicato fare sport e gestire una società sportiva.
Non è un’affermazione campata in aria, è un dato di fatto anche se, a dir il vero, l’ultima riforma del lavoro sportivo, e questo è certamente un bene, ha cambiato il modo di approcciarsi a queste professioni che, in diversi casi, hanno finalmente avuto una dignità anche dal punto di vista contributivo.
Solo per fare alcuni esempi: dall’inizio del 2025 sono cambiate le regole per le Asd, ovvero le associazioni sportive dilettantistiche che rappresentano la grande maggioranza delle società sportive italiane.
Le Ads, infatti, hanno dovuto affrontare una serie di importanti adempimenti, in riferimento alle novità legislative in modo da rimanere conformi alla normativa vigente. Con l’entrata in vigore del nuovo regime IVA per gli enti non profit, le ASD hanno dovuto adeguarsi alle nuove disposizioni fiscali che prevedono l’applicazione dell’IVA sui corrispettivi specifici per corsi e lezioni sportive, richiedendo un aggiornamento delle procedure contabili e fiscali.
Altro punto riguarda gli statuti che devono essere conformi alle disposizioni del Decreto Legislativo 36/2021, includendo clausole specifiche come l’assenza di fini lucrativi e il divieto di distribuzione indiretta di utili. Un aggiornamento fondamentale per mantenere le agevolazioni fiscali, pena la cancellazione dal registro.
Novità anche sulla gestione dei lavoratori sportivi ha subito modifiche significative con l’introduzione di nuove categorie di lavoratori: i volontari; i lavoratori generici; i lavoratori sportivi. Le ASD devono adeguarsi alle nuove norme di inquadramento e retribuzione, beneficiando di specifiche agevolazioni fiscali per garantire una corretta gestione del personale. In particolare, sarà importante rispettare il limite di 400 euro mensili per i compensi dei collaboratori sportivi, superato il quale saranno applicate specifiche ritenute fiscali e previdenziali.
Non poche, dunque, novità di cui abbiamo scelto di discutere con chi, negli anni, si è sempre occupato di questo.
Parliamo di Claudio Cammarata un dirigente sportivo di grande esperienza che, per diversi anni (quelli della Serie A), è stato segretario del Calcio Catania. Diverse le esperienze negli ultimi anni, fino all’approdo all’Alma Fano, società che milita nel campionato di Eccellenza e che, quindi, si trova giornalmente a confrontarsi con queste nuove direttive.
Dal primo gennaio sono cambiate le regole di gestione delle società sportive dilettantistiche. E’ diventato tutto un po’ più complesso o più ordinato?
“Probabilmente diventerà tutto più ordinato in futuro, dopo la doverosa esperienza sul campo da parte degli addetti ai lavori. Oggi necessita un’ampia opera di formazione per tutti, in primis società e presidenti”.
Quanto è complicato e quanto è oneroso gestire una società sportiva dilettantistica?
“Teoricamente non sarebbe affatto complicato. Basterebbe che le proprietà (sovente dotate di minore disponibilità finanziaria di quanta ne sbandierino, senza grandi esperienze dirette o in prima persona alle spalle) delegassero veramente a professionalità esperte e capaci. Dal punto di vista economico, dico sempre che in proporzione chi spende, meno spende.
Una teoria senza dubbio interessante. Ci spieghi meglio.
“Negli anni sono stato anche testimone di proposte indecenti: segretari generali ‘ingaggiati’ per mezza giornata oppure per due/tre giorni alla settimana ed offesi per quanto concerne la proposta economica. Anche perché poi siamo noi a stipulare e depositare accordi economici, se mi è permesso, con calciatori molto spesso al limite della categoria e che chiedono ed ottengono rimborsi pari a veri e propri stipendi. Glielo dice uno che a 55 anni ha segnato in Prima Categoria. Senza contare che, per fare un salto indietro, al malcapitato segretario vengono richiesti (com’è ovvio che sia, tranne che al momento della creazione del rapporto tra questi e la società) un impegno, una reperibilità ed una disponibilità pressoché totale dato che, per i presidenti o gli incapaci cosiddetti “direttori generali”, ogni cosa è fondamentale e va risolta in tempo reale.
Soffermandoci sul mondo del calcio, ma in realtà non solo. In Italia ci sono società calcistiche dilettantistiche gestite come società professionistiche, ma nello stesso tempo in altri sport ci sono società di vertice che, magari, hanno costi importanti ma che rimangono dilettantistiche. Come si esce da questo impasse?
“Io non considero ciò una vera e propria impasse. Semmai è constatare una situazione di fatto: mi sembra possa starci che una squadra di calcio blasonata, momentaneamente nei dilettanti, preservi, crei o rafforzi una struttura di base ed un organigramma societario di altissimo livello, in attesa di una risalita tra i professionisti. Viceversa, non riesco a comprendere perché società di altissimo livello in altre discipline (parlo di basket, volley e pallanuoto) debbano considerare i propri atleti (spesso vere e proprie stelle, anche provenienti dall’estero) come dilettanti. Gente che gira il mondo, che lavora ogni giorno, che percepisce come finto rimborso una cifra spropositata e che poi magari va anche da miliardario dilettante alle Olimpiadi. Non mi è chiaro il perché.
C’è una figura in tutte le società sportive, magari poco considerata e con poca visibilità mediatica, ma di fondamentale importanza. E’ quella del segretario. Arriverà la consacrazione?
A mio parere ritengo mai come sarebbe viceversa opportuno arrivasse. Per vari motivi. Il primo: le società non faranno mai nulla in tal senso, tranne dichiararne l’opposto quando si è chiamati ad esprimere il concetto pubblicamente. Il secondo: molti tra i presidenti e quei famosi ‘presunti direttori’ sono convinti di poter e saper fare da soli, chiamando addirittura in prima persona ogni competente ufficio federale. Principalmente perché, non conoscendo la materia, dopo avere oltretutto chiamato altri segretari di altre società o disoccupati, non sanno più quali pesci prendere. Terzo: la categoria è poco coesa. Vige una sorta di mors tua, vita mea. Colleghi che face to face ti definiscono addirittura Maestro, non esitano a pugnalarti alle spalle con meschinità desolanti.
Un panorama davvero desolante quello che ci racconta. E’ proprio tutto così?
“Naturalmente ciò non vale per la totalità degli addetti ai lavori, perché in ambito nazionale e professionistico i colleghi sono quasi tutti persone perbene, ma localmente assisto da trentatré anni a spettacoli a dir poco indecorosi. Naturalmente, da un lato, so benissimo che non è così e quanto sia, dall’altro, difficile fare a meno di noi professionisti. Ma spesso (per i nostri baldi vertici societari) serve più un attaccante che qualcuno che magari, come il sottoscritto, non abbia mai fatto perdere un punto o affibbiare una multa alla propria società. Anni fa, una squadra locale di ottimo livello mi sottopose una proposta indecente che, naturalmente, rifiutai. Ebbene, poche settimane dopo, da ‘amici comuni’, seppi che i dirigenti di quella squadra andavano in giro a dire che Claudio Cammarata costava quanto una prima punta. Senza dimenticare che io solo, da Napoli in giù, posso vantare il palmares migliore: nessuno ha fatto il segretario in Serie A per otto anni. Ripeto da Napoli in giù!
Da qualche tempo è fuori dalla Sicilia. Che idea si è fatto in generale dello sport isolano e in particolare del calcio siculo?
“Non mi permetto di dire sillaba circa l’operato delle società che partecipano alle altre discipline sportive, se non per fare i complimenti a pallanuoto femminile, beach soccer e calcio a cinque che stanno facendo fare a Catania una figura eccezionale in ambito perfino europeo”.
E allora parliamo di calcio.
“Tra i professionisti non mi sento di dire che le cose vanno malissimo per quanto riguarda il Palermo. Già a quel livello la concorrenza è davvero forte, spietata ed organizzata. E non tutti possono primeggiare. Sul resto del panorama professionistico, credo ci siano enormi problemi di fondo. Il principale è che soldi non equivalgono a vittorie”.
Cosa serve allora?
“Ci vuole competenza, professionalità, capacità gestionale, profonda conoscenza della categoria ed il solito fondamentale contributo del caro, vecchio fondoschiena. Per quanto concerne i dilettanti, vale naturalmente quanto detto per ciò che concerne gli ingredienti e soprattutto minor smania di protagonismo da parte di addetti ai lavori che fanno fatica a comprendere che, se stanno operando nei dilettanti, lo sono. E mi fermo qua, dato che conosco quasi ogni bipede sia entrato in un campo di calcio da oltre mezzo secolo”.
Un’ultima domanda. Ci provo. Per anni è stato segretario del Calcio Catania. Il suo pensiero su quanto succede nella società di Pelligra, tra bilanci spaventosi e risultati scadenti?
“Premetto che, dopo quel Catania-Cittadella di dieci anni fa, proprio domenica ho fatto di nuovo ingresso allo stadio. Mi ha colpito l’atmosfera. Pubblico molto più interessato, forse perché un po’ disamorato, a criticare il Palazzo che ad incitare la squadra. Lunghi momenti, meritatissimi, nei quali il silenzio era davvero irreale. Una squadra che è una normalissima equipe di Serie C e che Catania non può avere. Forse oggi a causa di ciò che si porta dietro dallo scorso anno. Ci sono dinamiche societarie che nessuno può e deve, non solo conoscere, ma perfino contestare. Ciò che ritengo inspiegabile è che, a Serie D vinta, non sia stato fatto ad aprile 2023 uno squadrone. Ma davvero si voleva andare in B, sfruttando solo i sette sorteggi favorevoli della Coppa Italia dello scorso anno? Oggi il Catania temo sia ingabbiato da numeri perversi e contraddittori: gran flusso di denaro proveniente dall’attività, maggior quantitativo per i costi apparentemente ponderati male. Mi duole il cuore apprendere domenica dopo domenica il risultato della squadra e leggere o ascoltare quel poco che gli informatori riescono a decriptare di quanto avviene nelle segrete stanze. Al Catania sono legati i miei migliori tredici anni, con gli otto di Serie A, dal punto di vista del palmares ed è una continua ferita paragonare gli eventi che organizzavamo in quegli anni con ciò che scende oggi in campo al Massimino. Mi auguro davvero che la tendenza si inverta. Qualche anno fa, dopo le magiche stagioni culminate con ciò che tutti sappiamo, scrissi Calci Vostri. Non vorrei che il sequel debba intitolarsi Calcinacci Vostri…