
Non è uno scherzo e nemmeno desidera apparire provocazione.
Sulla scia di quanto avvenuto una settimana fa, il Catania compie un altro piccolo passo verso il mantenimento della categoria.
Non perché non si voglia essere ottimisti e non si voglia guardare la classifica (che al momento vede ancora i rossazzurri in zona playoff sia pure ai margini), ma semplicemente perché, al momento, non pare realistico alimentare altre ambizioni.
Finire la stagione prima possibile e pensare subito alla prossima è l'unica cosa che viene in mente al solo guardare le prestazioni della squadra in campo.
Il pari casalingo contro un modesto Foggia è, verosimilmente, il massimo che questa squadra e Toscano potevano ottenere in questo momento.
Una squadra già ridotta all’osso da infortuni e squalifiche che, improvvisamente, si trova a dover affrontare i pugliesi anche senza De Paoli e Montalto, fermati dalla febbre.
La febbre, evidentemente, è una delle cause più ricorrenti dell’altalenante stagione del Catania, se è vero che, mai come quest’anno, sono state registrate assenze di giocatori causa influenza o raffreddori.
Ecco perché il punto conquistato in rimonta contro il Foggia è un "buon" punto.

Va preso così, arrivato anche grazie ad una reazione che in altri casi non c’era stata; va preso così perché se escludiamo Corallo e Privitera dalla primavera, il Catania non aveva alcun attaccante di ruolo disponibile; va preso perché conquistato in un’ambiente che, fin dal primo minuto ha contestato, frustrato e avvilito da una situazione che appare senza luce, il buio della mediocrità e della rassegnata gestione dell'esistente da parte dell’intera società.
E pensare che, con un pizzico di malizia in più, il Catania la partita contro il Foggia l’avrebbe pure potuta vincere: sarebbe stata la vittoria di Toscano sugli errori in serie di tutta la dirigenza.
Società che, questa volta, non ha subito sconti dalla tifoseria, in particolare dalla Curva Sud che nel finale di gara ha esposto uno striscione contestando in modo molto duro una gestione definita parolaia ed inconducente.

Sono rilevate la mancanza di competenza, unita alla presunzione e, non di rado, ad una esagerazione nelle dichiarazioni. Un miscuglio letale se poi non arrivano i risultati.
Sarebbe ridondante tornare su questioni che, chi scrive, ha già affrontato ampiamente e ripetutamente.
Lasciamo al pubblico ed a chi legge il giudizio e la libertà di criticare che, come ha detto l’allenatore del Catania nel post gara, è insindacabile.
Dal canto suo Toscano, al momento, poco può fare: può solo sperare di recuperare qualche infortunato e che questa “maledetta febbre” insieme agli infortuni muscolari a getto continuo non colpiscano altri giocatori prima delle partite.
Così come è sceso in campo oggi il Catania può e deve pensare solo a chiudere il campionato più lontano possibile dalle zone basse, in modo decente e decoroso e poi ripartire, programmando in anticipo.
Ascoltando il proprio allenatore che, non troppo velatamente, ha fatto capire che una sua permanenza è legata solo ad un radicale cambiamento della gestione, dei metodi e di alcuni ruoli societari.
Recuperando qualche giocatore importante, anche alla luce di quello che potrebbe scaturire l’esclusione (possibile) dal campionato di Taranto e Turris, si potrebbe, forse, anche pensare ad altro.
Ma è prematuro, immaturo e anche un po’ illusorio scriverne ora.
La gente, in grande maggioranza ha ormai capito cosa, dove e come è necessario cambiare al Catania.
A Pelligra la palla, perseverare diabilucum est.
